Il cinema dell’altrove assoluto
a cura di Francesca Martire
Temporin, già scrittore e regista, con le CINESTESIE fonde le due parti della sua creatività in un unico fotogramma mentale. Le opere, che appaiono come vecchi manifesti cinematografici sgualciti dalle intemperie, sono locandine supersiti, pezzi unici di un museo del cinema nell’altrove assoluto.
Se la storia del cinema -e ancora prima quella del mondo- fossero andate diversamente, i grandi registi sicuramente avrebbero realizzato film diversi da quelli che conosciamo. Questo è quello che raccontano le CINESTESIE; scambi di ruolo tra i narratori della macchina da presa, ma soprattutto
sono uno scorcio onirico su quel possibile che non è mai stato, uno specchio dell’immaginazione di ciascuno, in cui le storie a noi note vengono riscritte e raccontate in modo esclusivo a chi osserva.
Le sue Cinestesie hanno anche fatto sorridere Giorgio Armani, tanto da suggerirne due, Léa Seydoux e Thomas Hiddleston diretti da François Truffaut e Michael Fassbender e Scarlett Johannson davanti alla cinepresa di Alfred Hitchcock.
Molta attenzione hanno ricevuto da Luigi Serafini, tanto da stare al gioco e scrivere un testo che racconta di una passeggiata creativa con Federico Fellini durante la realizzazione del film Jurassic Park (con Paolo Villaggio).
Maurizio Temporin 1/8/1988.
Regista, scrittore, sceneggiatore
Nel 2007 pubblica con Rizzoli il romanzo “Il Tango delle Cattedrali”. Con Giunti dal 2010 pubblica la trilogia per ragazzi “IRIS” (Fiori di cenere – I sogni dei morti – I risvegli ametista) tradotta in diversi paesi. Dal 2011 si dedica quasi esclusivamente alla regia e alla sceneggiatura. Uno degli ultimi lavori è un videoclip per i DEVO realizzato insieme a Max Papeschi. Collabora spesso con Fabio Guaglione e LUCIDOSOTTILE. É fondatore e direttore artistico dello studio SPAZIO TEMPO(rin), una factory situata nel centro di Milano in cui collaborano creativi e specialisti di diversi settori, tra cui cinema, editoria, arte, pubblicità e comunicazione.
Marina Pierri – WIRED
“Le Cinestesie – neologismo nato dall’unione tra i termini cinema e sinestesia – sono illusioni, quasi elementi di un universo parallelo dove le stesse opere cinematografiche sono nate ma da altre menti e altri occhi. Ciascun regista scambiato ha infatti impresso sul film un’impronta riconducibile direttamente alle cifre della sua arte.”
Emilio Cozzi – ZERO
Mentre si fanno ammirare, le Cinestesie mi guardano di sottecchi. E, di rimando, sorridono. Solo a Maurizio Temporin poteva venire in mente di inventarsele. Pescano nella mia testa quello che più e meglio ricordo della cultura cinematografica contemporanea – e per questo non pescano direttamente nella mia coscienza, e di certo non solo nella mia? Ebbene, mi pescano negli occhi e quel che trovano lo mescolano, se ne fanno beffa divertite. Per questo sorprendono, perché sono lo specchio tutt’altro che deformante del pasticcio che sono, io e la mia forma fatta d’immagini e somiglianze. Capita che le opere somiglino all’artista. Nel caso delle Cinestesie non credo gli somiglino e basta. Mi sembra proprio esse siano Maurizio Temporin. E, di rimando, sorrido.
Alessandro Riva – ITALIANFACTORY
“Un’autentica storia del cinema riscritta secondo le regole dell’ucronia. Un complesso progetto che vede la realizzazione di falsi manifesti cinematografici e probabilmente qualcosa di più. Se infatti provassimo a seguire il “gioco” di Temporin fino in fondo, forse potremmo immaginarci – oltre a un diverso sviluppo della storia con la “S” maiuscola, come hanno già ampiamente sperimentato diversi scrittori nel corso del tempo, tra cui Philip K. Dick con la sua Svastica sul sole, che vedeva Hitler vincitore della Seconda Guerra mondiale, anche “un’altra” storia della letteratura, del design, della moda… oltre che, naturalmente, dell’arte contemporanea.”
Emanuele Beluffi – KRITIKAONLINE
“Maurizio Temporin mette in scena una Hollywwod (e una Bollywood, e una Cinecittà…) in un cinematografo alternativo, fantastorico, fatto di carta e appeso al muro, la finestra che Leon Battista Alberti voleva aperta sulla pittura e che qui invece dà su una realtà ipotetica, immaginaria, basata sul “come sarebbe, se”. Cinestesie rappresenta una semantica visuale dei mondi possibili, un po’ come ha fatto il filosofo americano Saul Kripke nel campo della Logica modale anziché in quello dei cinematografari, ma in maniera decisamente più noiosa. C’è tutto, qui, per dirla con uno slogan: divertissement e non solo.