Beppe Sabatino, [A.QUIE.SCEN.ZA]

1 – 16 marzo 2017

Catalogo in Galleria con testi di Elisabetta Longari

 

[…] Sabatino appartiene a quella schiera di artisti che ritiene, anche molto giustamente, che l’opera parli da sé in modo compiuto e meglio che tramite qualsiasi intermediazione. Dunque, di riflesso, in questo caso diventa difficile esercitare l’attività critica senza sentirsi parzialmente traditore dei presupposti del lavoro che si sta osservando. Infatti le opere di Sabatino appaiono nella loro forma e sostanza come spiragli da un altro mondo, come spiragli che spalancano un universo primario e archetipico, di cui è difficile parlare. La sua ossessione per i pesci e il mare, pesci riprodotti nella loro sagoma elementare e con colori impossibili come quelli di Franz Marc, immette l’osservatore in uno stato atipico, in una specie di incanto come da infanzia ritrovata. Ma il suo spirito ludico non è che il veicolo per innestare uno sguardo nuovo sul mondo che la cieca protervia umana sta sistematicamente distruggendo in caccia di profitti immediati e benessere materiale.
L’arte esercita spesso una funzione segnaletica delle storture che si hanno
intorno e che sembrano invece, per abitudine e acquiescenza, qualcosa che sta nell’ordine naturale delle cose.
Ebbene, quella è l’arte di cui abbiamo bisogno, un’antenna vibrante che comunichi che un mo(n)do diverso è possibile.

Elisabetta Longari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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