Fuori dalle mura 2012

Giovani artisti in cerca di riconoscibilità
di Rosanna Ruscio

Tra gli aspetti singolari dell’esperienza creativa c’è quella di volere lavorare per sé e sperare di trovare conferme esterne allo statuto del fare. Da una parte, c’è il desiderio di scandagliare liberamente le proprie modalità espressive, dall’altro, affiora la volontà, poco recondita, di rendere visibile ogni ricerca affinché possa essere riconosciuta ed apprezzata. Per quanto riguarda quei giovani che hanno da poco intrapreso la faticosa avventura nel mondo dell’arte, e contestualmente hanno scelto una formazione didattica specifica e settoriale, l’impegno si rivela talvolta mediato ed incerto, tanto da offuscare la riconoscibilità di qualsiasi pratica espositiva, modesta o esaltante, faziosa o buona che sia. Spesso infatti, si trascura il confronto della propria esperienza creativa con quella degli altri, ci si confonde nell’incompiutezza dell’agire senza guardare e riflettere, mancando così, di quella comprensione necessaria per dire che quanto si è fatto forse non si farà più, oppure diversamente, convincersi dell’utilità di perseguire fino allo sfinimento la stessa tecnica e lo stesso processo creativo. E’ sicuramente nel rispetto di questa visione che Beppe Sabatino ha deciso di raccogliere in un unico spazio i lavori degli studenti del suo corso di Tecniche e tecnologie della decorazione. Convinto dell’utilità di presentare i risultati della ricerca didattica fuori dall’aula dell’Accademia di Brera dove egli insegna, ha indicato uno spazio nella città, piccolo ma funzionale alle intenzioni sincere di rendere visibile a tutti, quello che potrebbe restare nascosto e segreto. Lo spazio espositivo è quello del Mac – Miradoli Arte Contemporanea, che sta costruendo nel tempo una sua storia. Il progetto, riflette l’ideologia della sperimentazione, quella della doratura, propria del curatore, creatore di una concezione sociale dell’arte in cui l’humus è la condivisione di un modo di intendere il lavoro: la riunione circolare attorno ad una applicazione che contagia. Ecco dunque i segni, passaggi di studenti che si misurano con la pratica della doratura, inventando forme dalla fisicità naturale e progetti immateriali: insomma una varietà di elementi eterogenei in cui i dettagli talvolta si perdono, ed altre volte invece, si sostanziano in materie dense e reali, restituendo così significato alle immagini e attraverso queste, alle molteplici diramazioni che uno specifico procedimento esecutivo può comprendere.

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